Adattarsi

Adattarsi”. Questo verbo che lo stesso Darwin indicò come il segreto della sopravvivenza della specie, e anche nel calcio, così come nella vita, stiamo capendo come non sempre il più forte abbia la meglio.

Ogni riferimento a Gomez non è casuale, e soprattutto alle parole di Gasperini nel postpartita di Benevento-Atalanta che ancora una volta ha ribadito come l’argentino non abbia voluto adattarsi e omologarsi alle nuove idee tattiche previste dall’allenatore di Grugliasco.

PIGMALIONE- Il teorico (e forse ancor più pratico)del calcio Gasperini molto si avvicina alla concezione Darwiniana: chi si mostra duttile, ha il suo rispetto, chi è monoruolo, fa fatica  a crescere ed evolversi in un contesto così ben oliato come quello nerazzurro.

Tradotto: ti adegui alle concezioni del mister, inevitabilmente il suo calcio ti selezionerà naturalmente e ti permetterà di mantenere livelli psicofisici aldilà di ogni immaginazione. E paradossalmente proprio Gomez  fu il primo a riscoprire nei suoi geni questa speciale capacità di trasformarsi e omologarsi ad immagine e somiglianza dei diktat tattici di Gasperini, spesso anche sacrificandosi in posizioni “scomode”. Gasperini per l’argentino si è rivelato un vero Pigmalione, ma col tempo la creatura si può ribellare al suo creatore.

Forse Darwin all’epoca si dimenticò proprio dell’ineluttabile scorrere del tempo, perché più passa e più quel senso di onnipotenza dato dalle proprie qualità rischia di farti perdere la trebisonda.

Gomez ne ha ben donde di certificare il suo apporto essenziale con le immagini nelle sue stories  di Instagram per controbattere alla tesi di Gasperini, ma ora rischia di battersi la zappa sui piedi, perché  il talento non è mai stato messo in discussione, ma la maturità nel capire quando poter ulteriormente crescere e imparare senza porsi limiti, quella purtroppo non è questione di adattamento, ma di orgoglio,  sfera del libero arbitrio dove neppure gli dei hanno potere, figuriamoci Pigmalione Gasperini.




Atalanta-Parma 3-0: la matematica del Gasp

ATALANTA PARMA GASP -La Dea conclude in bellezza l’ultima tappa del trittico in salsa emiliana-romagnola infliggendo un secco 3-0 al modesto Parma.

Quarta vittoria consecutiva in casa, sesto risultato utile consecutivo in campionato (aspettando la trasferta di Udine). Una partita delle tante per alcuni, caratterizzata dal solito gioco e dominio nerazzurro, ma in questo caso Gasperini ha dimostrato di saperci fare anche con la matematica.

FATTORI COLOMBIANI- Una regola matematica afferma che “scambiando l’ordine dei fattori, il risultato non cambia”. Una legge che si applica alla perfezione anche nel contesto calcistico, perché Gasp fa partire dall’inizio Muriel, ma l’esito è sempre quello. Muriel fa il Zapata e l’ex Udinese fa il Muriel: uno parte dall’inizio e segna, l’altro subentra al primo e archivia il match con un gol e assist. Un’intercambiabilità che tutti gli allenatori sognano di avere, e con Gasp tutti i conti tornano sempre.

ADDENDO DANESE- Spesso aggiungere troppi elementi in un gruppo ben consolidato può destabilizzare l’equilibrio interno, ma nel caso dell’Atalanta, prima ti adegui, meglio è. Ci sono giocatori che Gasperini non vede neanche con il binocolo (Piccini e DePaoli), ma Joachim Maehle al contrario ha subito convinto l’allenatore, che lo ha voluto subito buttare nella mischia.

Certamente esordire  a risultato già consolidato facilita la vita, quindi non è stato un caso l’exploit del danese, ma l’ex Genk ha dimostrato molta più garra, atletismo e convinzione dei propri mezzi dei suoi omologhi. Quando Gasp aggiunge pezzi, insomma, il puzzle si riesce comunque a completare.

Atalanta-Parma: senza storia senza Papu

Se sottrai un imprescindibile da qualsiasi squadra, nonostante l’individuo non conti mai come il collettivo, la somma rasenta lo zero, perché è come se togliessi l’anima stessa di quel gruppo. Un concetto che fino ad un mese fa avremmo accostato al Papu Gomez, ma che ora risulta il vero non imprescindibile di questa Dea.

Senza il numero 10, i nerazzurri non hanno perso la loro verve offensiva, il gioco fluido e la voglia di divertirsi. Anzi, il suo “sostituto” Pessina ha conferito alla squadra un nuovo equilibrio tattico che di sicuro non stanno facendo rimpiangere l’argentino.

Più responsabilità per i centrocampisti, stessa libertà per l’attacco. Il risultato? Sempre quello: la Dea continua a vincere e convincere, perché le cifre nell’arco della stagione possono variare, ma i conti alla fine al ragioniere Gasp tornano sempre.




Atalanta-Hellas Verona 0-2: le fatiche del mestro Gasperini

L’allievo Juric ha finalmente superato il maestro Gasperini”: più o meno è stata questa la frase di apertura o titolo di molti quotidiani e siti sportivi nel day after di Atalanta Verona.

I numeri e le statistiche precedenti al match sembravano indicare l’unica possibile via della vittoria per i nerazzurri, ma la legge dei grandi numeri (e non solo quella) spesso sovverte i pronostici.

L’Atalanta per un’ora ha confermato le aspettative, ma la bravura mista a  fortuna di Silvestri e un calo sempre più evidente di condizione, ha incanalato il match sul binario opposto.

Che la Dea perda spesso punti a cavallo tra Champions e campionato è ormai un dato di fatto, e in questo momento storico risulta ancora più matematica l’equazione.

La poca lucidità applicata ad una condizione precaria non può che sortire effetti indesiderati contro squadre medio-piccole, ma non inaspettati.

Atalanta Verona: Gasperini fatica molto

Tra chi cerca cause mistiche o tattiche, c’è Gasperini che alla vigilia del match contro gli scaligeri preannuncia l’andamento ondulatorio dei nerazzurri. Alti e bassi decisamente fastidiosi, ma non per questo irrimediabili.

Oltre a fare i conti con gli infortuni e con possibili assenza cause covid, l’allenatore di Grugliasco al momento fatica a trovare il giusto equilibrio e soluzioni appropriate per ogni partita. I nuovi hanno finito il rodaggio, come dichiara Gasp, ma questo non significa che siano pronti ad eguagliare come prestazione i titolari.

Fatiche a cui Gasp è abituato da anni, ma quest’anno l’asticella si è alzata. La mancata preparazione estiva ha inevitabilmente obbligato l’Atalanta a un tour de force perenne negli ultimi mesi, in cui anche le nazionali hanno decisamente contribuito a rendere più complicata la gestione delle energie psicofisiche.

Tanti ostacoli in più sul cammino della Dea di diversa natura che Gasp ha già pensato bene di accettare. La consapevolezza di ciò che si è e di ciò che si vive sono i primi passi verso una stagione inedita, difficile, ma da approcciare con serenità e umiltà.

Di fatica Gasp ne ha fatta in carriera per raggiungere alti livelli, e ora l’unico favore che chiede ai tifosi è la “fatica” di comprendere il momento senza troppi patemi d’animo. Siamo solo all’inizio e a volte basta solo attendere un po’ più del previsto, soprattutto quando il percorso si fa più tortuoso.




Atalanta, Gasperini e la difesa a 4: solo un asso nella manica?

Atalanta, Gasperini con la difesa a 4?

ATALANTA-GASPERINI-DIFESA- Gasperini-difesa a 3 rappresenta un connubio consolidato da anni, e visti gli straordinari risultati ottenuti nell’ultimo quadriennio alla guida dell’Atalanta, è più facile che piova zucchero filato dal cielo, piuttosto che Gasp cambi modulo.

Nelle ultime uscite, però, abbiamo visto come il tecnico nerazzurro abbia attinto alla tanto vituperata difesa a 4 come asso nella manica per ripristinare l’equilibrio contro Ajax e Inter.

Non si tratta di venir meno al proprio credo tattico, come in molti forse hanno pensato di recente (soprattutto non atalantini), ma una questione di adattamento alla partita. Un dettaglio che spesso  mette in risalto le qualità di un allenatore, in primis pagato per essere in grado di comprendere  e leggere l’economia della partita.

Asso nella manica o di più?

Nel calcio possono accadere due situazioni: se le cose vanno bene, guai a toccare modulo e giocatori, ma nel caso le cose inizino a perdere efficacia, è giusto studiare nuovi approcci tattici.

Questo non significa sconfessare tutto ciò che si è creato precedentemente, ma studiare un piano B che possa far ottenere lo stesso risultato, facendo di necessità virtù.

Nelle ultime settimane, complici gli infortuni e una flessione della condizione psicofisica, il 3-4-2-1 si è rivelato uno schema di gioco prevedibile, lento, lontano parente da quello che ha fatto gioire il popolo nerazzurro.

Il 4-2-3-1 ha risollevato la Dea in più occasioni, e sono bastati in media 20 minuti per ritrovare lo spirito guerriero orobico.

Ma il calcio è fatto di uomini, oltre che di momenti, e quando la stanchezza o la poca lucidità incidono sul gioco, è doveroso ritrovare un approccio che possa valorizzare quel “poco” che si ha a disposizione.

Modulo ad hoc per l’attacco

A livello di organico, infatti, al momento il tocco magico dei nuovi attaccanti e la penuria di opzioni a livello difensivo  (soprattutto esterni) potrebbe esaltare in toto un modulo a trazione anteriore, dove gli esterni bassi darebbero man forte alla retroguardia. Questo permetterebbe di spingere al quartetto offensivo, dove tra Gomez, Zapata, Miranchuk, Muriel, Ilicic, Malinovskyi e Lammers l’imbarazzo della scelta è notevole, ma sinonimo di qualità e quantità.

Da arma segreta a rischioso ma potenziale assetto “necessario” il passo è breve. Ma come sempre a Gasp l’ardua sentenza.




Aldilà di ogni ragionevole dubbio

Partiamo da quell’ultimo quarto d’ora di Atalanta Inter, dove la Dea è tornata a spingere e attaccare come sua consuetudine, e dove non a caso è arrivato il gol del pareggio.

Un sorriso a metà per Gasperini che sicuramente ha visto una reazione tecnica ed emotiva rispetto a quella totale incassata contro il Liverpool, ma proprio perché si tratta di una gioia dimezzata, bisogna tenere conto anche della parte meno brillante e ancora inspiegabile.

Nel calcio così come a livello giuridico 3 indizi fanno una prova, e nel caso dell’Atalanta le tre partite su quattro disputate dopo la sosta suscitano dubbi e incomprensioni tecnici-tattici che il Gasp riduce al concetto di mancanza d’intensità, ma che forse non bastano a spiegare l’improvvisa involuzione dei nerazzurri.

Per questo motivo è naturale che possano sorgere dei ragionevoli dubbi, frutto di incomprensioni e incertezze fornite da ciò che abbiamo visto e sentito. Tuttavia, questo concetto altamente utilizzato in giurisprudenza indica una situazione oggettiva in cui le prove a carico di un indiziato non possono in alcun modo portare alla sua colpevolezza, perché ambigue o insufficienti.

Come sappiamo, infatti, nel calcio quando qualcosa non va il primo a rischiare grosso è sempre l’allenatore, ma solo risultati eloquenti e prove schiaccianti lo condannano ad un esonero lampo.

Gasperini assolvibile o in parte colpevole?

Sia chiaro, Gasperini non è e non sarà mai sulla graticola, ma alla luce degli  ultimi risultati possiamo trovare giustificazioni valide per non trovarsi aldilà di ogni ragionevole dubbio?

ALI BLOCCATE, MA-  Non è un segreto di stato che l’80% delle manovre offensive si produca con le fasce. Ed è logico intuire che se esse non volano a dovere, qualcosa si possa pure inceppare.

Lo abbiamo visto contro Napoli, Sampdoria, Crotone , Liverpool e Inter, dove Mojica e De Paoli (A Ruggeri diamo tempo, perché il ragazzo si farà e pure bene), hanno dimostrato di non essere all’altezza della situazione al momento. In parte scelte tattiche sbagliate, nelle ultime partite invece Gasp ha dovuto fare di necessità virtù, perché il mercato ha comunque fornito delle riserve a livello numerico proprio per ovviare a questo genere di difficoltà, ma lavorare psicologicamente e tatticamente sui nuovi arrivati quando si gioca ogni 3 giorni sarebbe complicato per tutti.

ADEGUAMENTI- Una cosa è certa nella vita di Gasperini: la difesa a 3, ma da grande allenatore sa che in tempi di magra e di grande difficoltà, qualche accorgimento serve come il pane.

Alla fine di Atalanta-Liverpool nessuno pensava che contro l’Inter avesse potuto rivoluzionare l’assetto tattico della squadra, ma date le circostanze e il forcing dell’ultimo quarto d’ora, siamo così sicuri che un passaggio al 4-2-3-1 in assenza di ali si debba utilizzare come arma segreta, anziché come piano B?

A posteriori sono tutti allenatori, ma aldilà di ciò che può affermare il sottoscritto, conta ciò che ha visto Gasp. Qui non si tratta di cambiare tutto affinché cambi nulla, come nel Gattopardo, ma di tra non cambiare mai e cambiare mai il confine è labile.

GIOCA CHI STA BENE?- Ogni allenatore si affida principalmente a quei 13-14 giocatori nell’arco di una stagione, e Gasperini non è di certo escluso.

Tra chi non può farne a meno e chi invece rimane immobile su certe concezioni tecnico-tattiche, spesso però a farla da padrona è la condizione psicofisica dei giocatori.

“Gioca chi sta bene”, questo è uno dei cardini della filosofia del Gasp, ma ultimamente forse alcuni preconcetti e un pizzico di orgoglio hanno inciso sulle prestazioni della squadra.

Escludendo difesa e centrocampo, dove le numerose assenze e acciacchi hanno praticamente deciso per Gasperini, in attacco 4 dei 5 gol è arrivato da riserve, perché al momento il tridente titolare vede Gomez-Ilicic-Zapata.

I dati però non mentono e se Muriel, Lammers e Miranchuk ogni volta che giocano convincono e segnano, inibire il loro momento anziché esaltarlo potrebbe risultare controproducente.

Il reparto è folto, ma competitivo, soprattutto in un campionato come quello di Serie A che al momento non vede un padrone o squadre nettamente superiori alle altre. Per questo motivo, un maggior roteazione potrebbe non inficiare sull’esito del gioco, ma addirittura rimettere benzina nel motore.

Ci tengo a precisarlo nuovamente: forse si trattano di elucubrazioni mentali senza capo né coda, e i motivi di questa flessione saranno altri e di natura casuale, ma non devono essere interpretati come spunti critici, ma spunti di riflessione per capire cosa è migliorabile al momento.




Atalanta Inter 1-1, le dichiarazioni di Gasperini nel postpartita

Atalanta Inter, 1-1, Gasperini nel postpartita

Nel postpartita di Atalanta Inter, l’allenatore della Dea Gasperini ha parlato del match in conferenza stampa. Vediamo insieme i momenti salienti del suo intervento.

SUL MATCH- Non ho mai avuto la sensazione che ci fosse una situazione di difficoltà. Giochiamo partite molto impegnative e difficili tra campionato e coppa. Ma la squadra ha avuto sempre una buona presenza tranne rarissime volte. Secondo me si vuol mettere pressione all’Atalanta come se dovesse vincere lo Scudetto o andare avanti in Champions. Le aspettative le mettano gli altri, noi non dobbiamo mettercele. Sappiamo quanto è complicato e in questo periodo abbiamo avuto un po’ di giocatori fuori”.

SU MIRANCHUK E RUGGERI-Son contento per entrambi. Per Ruggeri non era facile ma è un ragazzo che sta facendo bene. È un 2002 con ottime doti tecniche e fisiche. Ha bisogno di farsi esperienza ma ha il futuro davanti a sè. Miranchuk straordinario: in due spezzoni ha toccato pochissime palle facendo due gol. Ha qualità ed è stato fermato da un infortunio, ora speriamo di inserirlo al meglio“.

SOSTA– “Per 10 giorni ci alleneremo in 6 giocatori, diversi li vedremo il venerdì mattina prima di andare a giocare contro lo Spezia. In realtà come squadra non ci alleniamo proprio, però sarà così fino a Natale, è normale. È così per tutti

ESTERNI IN CALO-Per noi il ruolo d’esterno è molto, molto importante. Abbiamo perso Castagne e in questo periodo Gosens. Il nostro gioco si basa molto sugli esterni e quando girano poi anche gli altri hanno più possibilità di giocare. In questo periodo ci sono mancati un po’ ma stiamo lavorando per farli rendere al meglio.

TANTI ATTACCANTI- “Alla fine oggi abbiamo pareggiato con l’inserimento di Miranchuk, Lammers e Muriel. Abbiamo ancora fuori Ilicic ed erano usciti Zapata e Malinovskyi. Io non sono per molta confusione perché perdi del tempo, ma in situazioni come oggi ti danno la spinta per raddrizzare la partita. Piuttosto che creare confusione è meglio avere un attaccante in meno”.




Atalanta Liverpool 0-5, le dichiarazioni post partita di Gasperini

Atalanta Liverpool, Gasperini nel post partita

Nel post partita di Atalanta Liverpool, ecco cosa ha dichiarato a caldo il tecnico dei nerazzurri Gian Piero Gasperini: “Dovremo riflettere, è capitato di perdere male a Manchester, ma poi avevamo la sicurezza che migliorando certe cose avremmo potuto migliorare anche noi. Il divario è stato pesante, bisogna pensare all’aspetto tattico-strutturale“.

Abbiamo trovato una squadra che andava più forte, non siamo mai stati in grado di reggere. C’è stato un grande divario, questo ci deve far riflettere“.

DUE PUNTE-Da dove nasce l’ide delle due punte? Da un percorso che abbiamo fatto. Non andava bene per questa sera, ma non è solo una questione di attaccanti. Dietro ci hanno bruciato molte volte. È stato merito loro, ma dobbiamo riflettere: ci portiamo questi aspetti dal campionato, corriamo poco e piano. Dobbiamo pensare diversamente“.

PRIMA CITY, ORA REDS- “Dopo quella sconfitta abbiamo trovato la forza di essere più competitivi, su quella batosta abbiamo costruito la nuova stagione. Ora ho la sensazione che abbiamo qualche difficoltà in più, ce le portiamo anche in campionato queste cose. Lo vediamo dai dati, dobbiamo pensare diversamente“.

CONTRACCOLPO-Bisogna sempre lavorare sulla testa, sia quando vinci che quando perdi. Poi bisogna anche rispettare le nostre caratteristiche, questa sera siamo stati poco competitivi. Da troppo tempo prendiamo troppi gol. Ogni anno abbiamo modificato qualcosa durante la stagione per migliorarci, è quello che dobbiamo fare anche adesso.