MERCATO ATALANTA: DUBBIO PORTIERE, SI CERCA IL VICE DE ROON. BOGA QUANTO COSTI!

Il mercato dell’Atalanta da qualche settimana è entrato nel vivo, prima ancora della sua effettiva data d’inizio (1 luglio).

D’altronde si sa, il calciomercato non dorme mai, come il nostro Sartori che in questa estate dovrà fare i conti con alcune uscite ed entrate  ben oculate.

Mercato Atalanta, cambio della guardia tra i pali?

(O)SPINA NEL FIANCO- L’interesse per il colombiano è vivo, e Gasperini ha fatto capire che vuole un portiere abile con i piedi. Se poi è pure colombiano e quindi ha già l’endorsement dei suoi compagni di nazionale Muriel e Zapata, la trattativa non può che essere agevole.

In scadenza nel 2022, ingaggio “basso” per le casse nerazzurre. L’identikit del portiere del Gasp. Non si molla però la pista Musso dell’Udinese, molto apprezzato sì, ma che la gioiellerie del patron Pozzo a Udine vende a prezzi troppo esosi. La trattativa rimane calda, ma finché non si abbasseranno le pretese dei friulani, Ospina rimarrà l’unica vera alternativa.

C’è chi potrebbe arrivare e chi quasi certamente lascerà Bergamo. Uno tra Gollini e Sportiello è destinato a emigrare altrove, e in quest’ottica Gollo ha sicuramente più richieste del suo secondo. La Lazio di Sarri avrebbe già chiesto informazioni e provato ad abbozzare un’offerta preliminare di 15 milioni, rispedita al mittente. Percassi chiede minimo 25 milioni per il suo portiere, il che potrebbe rendere complicata la sua partenza.

Mercato Atalanta, dubbi e incognite della difesa

INCOGNITA DIFESA- Con il mancato riscatto di Caldara e la sempre minor convinzione di trattenere Sutalo, in difesa qualcuno arriverà per dare man forte. Già trattenere Romero sarebbe un’impresa eccezionale, e tutta Bergamo attende solo l’ufficialità del riscatto dalla Juventus per abbandonare i timori di un suo precoce addio. Percassi chiede non meno di 50 milioni, e già questa presa di posizione fa ben sperare per la permanenza dell’argentino.

Accanto a lui inamovibili Toloi e Djimsiti, ma si lavora alle riserve. Il Verona per il talentuoso Lovato chiede minimo 20 milioni, al momento prezzo ritenuto “alto”, ma si spera sempre nell’inserimento di qualche partita per abbassare le pretese scaligere.

Sven Botman del Lille campione di Francia ormai è acqua passata, perché i 40 milioni chiesti dal club francese sono irragionevoli. La pista Ahmedhodzic si è bruscamente e inspiegabilmente raffreddata. Al suo posto salgono le percentuali di un approdo di Tomiyasu, centrale ed esterno del Bologna che costa 25 milioni, ma il riscatto di Barrow (15 milioni) e il possibile inserimento di Colley potrebbero pagare interamente il giocatore.

Spesso però accanto alle voci di mercato verosmili, spuntano le cosiddette “bombe”, in aiuto a giornalisti bisognosi di like.

Diciamolo subito una volta per non parlarne più: Demiral all’Atalanta è un sogno velleitario di inizio estate che non trova riscontri  dal punto di vista economico (la Juve chiede 35 milioni e il suo ingaggio raggiunge quasi i 2 milioni.

C’è chi dà ancora Palomino tra i partenti, ma a questo punto non trattenerlo sarebbe il vero errore, data la situazione sul fronte delle entrate.

Caccia al vice Marten

CACCIA AL VICE DE ROON- Da anni si cerca di individuare il profilo del degno vice di De Roon, ma al momento i vari Pasalic, Kovalenko e Pessina si sono rivelati diversi e incompatibili con il ruolo espresso dall’olandese.

In attesa di scoprire le caratteristiche dell’ucraino, la caccia al sostituto naturale e tattico di Marten continua, e sembra che solo un olandese possa sostituire il nostro mediano. Koopmeiners dell’AZ è una trattativa in stato avanzato: secondo le ultime indiscrezioni, pare che l’Atalanta stia chiudendo attorno a una cifra di 16 milioni più di 2 di bonus, con un ingaggio pari a 1.5 milioni, e un contratto quadriennale.

Le piste Schouten e Svanberg si sono raffreddate, ma nei prossimi giorni potrebbero riprender quota, nel caso con l’olandese qualcosa vada storto.

P.S  per i creduloni: Rodrigo De Paul era un sogno e rimarrà tale, dato che è quasi fatta per il suo passaggio all’Atletico Madrid per una cifra tra i 35/40 milioni. Vero è che l’Atalanta avrebbe disponibilità economica, ma tra l’avere e il voler affondare il colpo passa tutta la differenza del mondo.

Mercato Atalanta, idee poche e confuse in attacco

MESSIA(S) ED EREDI DI ILICIC- In attacco ha già le valigie pronte Josip Ilicic, da tempo fuori dal progetto tattico del Gasp, ma latitano ancora le proposte ufficiali.

Milan e Lazio si sono fatte avanti timidamente, ma l’incostanza dello sloveno e la sua età destano qualche perplessità, nonostante entrambe sappiano bene il valore intrinseco del giocatore. La Dea vorrebbe monetizzare e replicare la trattativa conclusa con il Siviglia per Gomez, ma biancocelesti e rossoneri non paiono intenzionati a sborsare oltre 6 milioni per il fantasista nerazzurro.

Nel caso fosse proprio l’ex Fiorentina a spingere per cambiare aria, le parti potrebbero incontrarsi per discutere di un possibile abbassamento delle pretese. Sarri lo vorrebbe subito a Roma, ma Josip ha sempre fatto capire di voler rimanere vicino alla famiglia, e quindi a Milano.

In attesa di scoprire il suop futuro, Sartori ha già aperto la caccia al sostituto: sul taccuino il solito Boga, ma il Sassuolo chiede 40 milioni, troppi per le casse orobiche. Le possibili contropartite potrebbero far abbassare le pretese dei neroverdi, mala base d’asta rimarrebbe minimo 25 milioni.

Per questo motivo nelle ultime ore si fa sempre più calda ala pista Messias del Crotone, sicuramente più interessato a lasciare la Serie B per la Champions e non per la solita salvezza che invece garantirebbe il Torino di Cairo.

Non poteva mancare l’evergreen dell’estate, ossia l’eterno Palacio accostato a Gasperini, qualsiasi sia la squadra che alleni in quel momento.

Da due anni ogni estate pare che Gasperini lo richieda, e visto il legame che c’è tra i due dai tempi del Genoa, la cosa non sorprende, ma i quasi 38 anni collidono con la filosofia bergamasca. Tuttavia El Trenza potrebbe fare panchina senza problemi, e senza creare scompigli all’interno dello spogliatoio.

E Lammers? L’olandese probabilmente anche la prossima stagione potrebbe trovare poco il rettangolo da gioco, data l’inamovibilità dei vari Malinovskyi, Zapata, Muriel e Miranchuk, quindi l’ipotesi di un suo prestito è contemplato. Il Genoa si è proposto, così come il Bologna, ma al momento lo stesso giocatore non pare convinto di voler cambiare aria.




NAZIONALI NERAZZURRI: GUIDA AGLI EUROPEI E ALLA COPA AMERICA

Da grandi poteri, derivano grandi responsabilità”, ma in questo caso salvare il mondo come Spiderman non c’entra niente.

I nostri magnifici 13 convocati con le rispettive nazionali in questo mese di fuoco avranno il nobile compito di confermarsi fuori dalla comfort zone di Bergamo, perché là fuori non c’ è solo chi è pronto a lustrarsi gli occhi per lo spettacolo, ma anche uccelli del malaugurio pronto a cibarsi della delusione generale.

Trovare la gloria in nazionale sarebbe molto utile alla causa atalantina, perché l’esperienza e il mix di emozioni concentrati in poche settimane potrebbero rivelarsi la chiave per il salto definitivo di qualità di alcuni giocatori, e di riflesso per la Dea.

Facciamo un attimo il punto della situazione, tra gironi e insidie che attendono i nostri ragazzi.

Nazionali nerazzurri: gironi e insidie agli Europei

GIRONE A: ITALIA, SVIZZERA, GALLES E TURCHIA

Subito scontro fratricida tra la nostra Italia dei nostri Toloi e Pessina e la Svizzera di Remo Freuler. Per niente neutrale la compagine elvetica, insieme agli azzurri favorita per passare il girone.  Da ben 8 partite imbattuta, reduce nel 2019 dal quarto posto della Nations League (battuta ai rigori dall’Inghilterra).

Occhio però alla Turchia dell’ex milanista (tra poco svincolato) Calhanoglu e dello juventino Demiral, squadra tosta da affrontare: solo due sconfitte nelle ultime 13 partite internazionali (entrambe a opera dell’Ungheria), molta sostanza e un Calhanoglu e leader e trascinatore per niente improvvisato.

Fanalino di coda dovrebbe essere il Galles degli ex giocatori Bale e Ramsey (Juventus), comunque fulcro della nazionale e giocatori di esperienza da non sottovalutare.

PRONOSTICO E SPERANZE: centrocampo affollati e di qualità, quindi si prevede leggermente più lavoro per Pessina.

GIRONE B: BELGIO, DANIMARCA, FINLANDIA, RUSSIA

Tecnicamente un girone che conterebbe 4 nerazzurri, ma gli ex Castagne e Cornelius ormai non sono più da associare al mondo “Atalanta”. Sarà dunque una sfida tra la certezza Maehle e lo zar Miranchuk, potenzialmente il nuovo crack di casa orobica.

Sulla carta possibili titolari, ma le possibilità di scontrarsi vis-a-vis sono poche, data la loro diversa posizione in campo. Entrambi però a proprio modo dovranno confermarsi e in un certo senso unire le forze contro la quasi invincibile armata belga, capitanata da Lukaku e Mertens, che già bastano ad intimidire e sulla carta certi di poter strappare il pass per gli ottavi. Non scordiamoci però della Finlandia di Teemu Pukki, cenerentola del girone, ma che cercherà di prolungare la sua permanenza nella competizione molto più tardi della mezzanotte.

PRONOSTICO E SPERANZE: Bella lotta intestina per il secondo posto. Ci si aspetta lampi di classe di Miranchuk e  grandi sgroppate del danese sulla fascia.

GIRONE C: OLANDA, UCRAINA, AUSTRIA, MACEDONIA

Altro scontro a tinte nerazzurre: Marten De Roon, capitano naturale (Olanda) vs Ruslan Malinovskyi (Ucraina), il nuovo leader tecnico sbocciato con il Gasp dopo la dipartita per lidi spagnoli del Papu e il conseguente crollo psico-fisico di Ilicic.

Entrambe favorite per il passaggio del gruppo, ed entrambi rientrano tra protagonisti e certezze delle rispettive nazionali. De Boer ormai si affida ciecamente all’ex Herenveen, così come Shevchenko ritiene fulcro del gioco e della qualità il suo pupillo Malinovskyi.

Compiti più sporchi (come sempre) per l’olandese, che sicuramente vorrà per primo inseguire per tutto il campo l’amico/compagno, ma non ci sarà solo lui da tener d’occhio nel girone. Sguardo sempre attento alla Macedonia di Pandev, eterno giocatore e trascinatore della sua nazionale nel percorso verso gli europei. Austria più defilata, ma Alaba e compagni non hanno mai fatto la figura delle vittime sacrificali.

PRONOSTICO E SPERANZE: lo scontro diretto all’esordio ci dirà molto sulla mentalità acquisita da entrambi dopo l’ennesima stagione da favola. Prove di leadership?

GIRONE D: INGHILTERRA, CROAZIA, SCOZIA, REPUBBLICA CECA

Il nostro Mario Pasalic solo contro tutti. Certo, accompagnato da un Modric che solo qualche mese fa in Champions li ha rammentato la differenza tra un ottimo giocatore e un fenomeno. Titolare quindi potrebbe non essere, ma la sua duttilità e il suo ottimo tempismo negli inserimenti lo ha reso comunque una pedina importante.

Inutile dire come lo scontro contro l’Inghilterra decreterà verosimilmente la prima o seconda posizione nel girone. E anche in questo caso il match sarà all’esordio, in terra inglese, e chissà che il gol contro il City di due stagioni fa non possa caricarlo come una molla anche con la maglia croata.

PRONOSTICO E SPERANZE: Mario senza troppi affanni passa il turno. Troverà l’agognata continuità?

GIRONE F: UNGHERIA, PORTOGALLO, FRANCIA, GERMANIA

Forse il compito più arduo spetta a Robin Gosens, desiderio proibito ( e proibitivo) del mercato internazionale.

La sua Germania pluricampione del mondo sfida la Francia, attuale campione del mondo 2018, il Portogallo di CR7 vincitore della Nations League e la modesta Ungheria, forse già l’unica consapevole di poter disputare un campionato europeo in piena tranquillità.

Con il suo primo gol (e assist) alla Lettonia, il nostro panzer nerazzurro avrebbe risalito le gerarchie, e ora è seriamente candidato a partire come titolare fisso nella compagine teutonica.

La fascia sinistra per fortuna non coincide con quella occupata da Ronaldo e Mbappé, ma Griezmann, Kanté, Joao Felix e Bruno Fernandes non possono essere lasciati soli nemmeno un secondo.

PRONOSTICO E SPERANZE: tanto equilibrio, e questa volta altro che chieder la maglia di Ronaldo, i tifosi sperano che lo butti fuori dalla competizione. Il livello sale, più si conferma, e più acquirenti potranno spaventarsi di fronte al suo valore di mercato.

Copa America: attacco colombiano vs difesa argentina

Non solo l’Europa si tingerà di nerazzurro: anche in Sudamerica potranno assistere alla gesta dei nostri atalantini. In realtà solo la metà colombiana conosce già la forza di Muriel e Zapata, mentre per i tifosi argentini i nomi di Romero e Palomino sono tutti da scoprire.

I primi fulcri dei cafeteros, i secondi alla loro prima convocazione al cospetto di Messi, e dell’ex Gomez. Due certezze da una parte, un possibile crack in casa argentina, perché per il Romero visto all’opera con la maglia della Dea era inevitabile la convocazione.

Sorteggiati in due gruppi diversi della Copa America, Argentina e Colombia si promettono battaglia al passaggio del turno, ma devono comunque guardarsi le spalle dalle altre compagini sudamericane, mai facili da affrontare.

Partiamo dagli argentini, nello specifico da uno già on fire come Cristian Romero, nostro baluardo della difesa in gol contro la Colombia nel match valido per la qualificazione ai Mondiali in Qatar. Come annunciato anche da Percassi, rimane un pezzo pregiato del mercato, ma sicuramente la competizione sudamericana è destinata a far lievitare il prezzo dell’ex genoano che a quel punto diventerebbe incedibile per assenza di “big money” delle pretendenti europee.

 Nel gruppo A (Zona Sur), al nostro Romero ma anche a Palomino,decisamente meno titolare inamovibile della Selezione albiceleste, toccherà fermare gli attacchi di Cile, Paraguay, Bolivia e Uruguay. Sicuramente l’1 vs 2 contro Cavani e Suarez promette scintille, fisicità, spettacolo e un misto di quella garra che  potrebbe poi portare a Bg, e un’aura di leadership che non guasterebbe affatto.

Gruppo B (Zona Norte) decisamente meno agguerrito per la Colombia di Muriel e Zapata, che probabilmente troveranno qualche insidia nello scontro con il Brasile, ma abbiamo visto come i nostri cafeteros vadano a  nozze con difese così solide ma anche aperte

 Sullo sfondo Venezuela ed Ecuador che già iniziano a sudare freddo.

PRONOSTICO E SPERANZE: passaggio più complicato per gli argentini, ma Romero potrebbe regalare soddisfazioni all’amico Messi. Solite scorazzate per le difese sudamericane di Duvan e Lucho. Un gol tira l’altro, e magari anche un bel trofeo per uno di questi…




Innocenti evasioni

Se la stagione appena conclusa non bastasse a creare quella sensazione di leggere follia ed euforia, ecco che metterci il carico da 90 arriva il presidentissimo Antonio Percassi.

Sembra quasi un ossimoro, dato che lo stesso Percassi è il primo a porre come obiettivo l’ormai scontata salvezza, e a farci tenere ben saldi i piedi per terra (e chi ancora si cimenta in gesti tipicamente medievali, provi a leggere i dati sui bilanci e la situazione economica della società), ma le ultime stagioni vissute come un lunghissimo ma verissimo sogno, ora pare aver fatto uscire dalla sua comfort-zone il presidentissimo, che nell’intervista rilasciata all’Eco è consapevole di quanto ha dato e fatto la squadra di Gasperini.

Non sarebbe male fare l’en plein di top club in Europa, quasi sperando in un sorteggio Champions con una tra Barcellona e Bayern nel girone. Certamente un desiderio innocuo, condiviso dal 99,9% delle tifoserie di tutto il mondo, perché una volta fatta una capatina su un palco europeo, l’anno seguente si vuole tornare per recitare la parte di attore (magari principale).

Non sarebbe male ripetere o addirittura dimostrare nuovamente di che pasta siamo fatti anche ai tedeschi o a sua Maestà Lionel Messi, sempre con molto rispetto, ma lasciando a casa i timori e le paure, perché con nuovamente i tifosi vicini, tutto è possibile.

Innestare la squadra con rinforzi dai nomi altisonanti (per capirci il De Paul del momento, apparentemente fattibile, a cui seguono però dei “ma” giganteschi di natura economica) pare quasi un’esigenza, ma già la frase “Proveremo a migliorare i nostri titolarissmi” basta e avanza al sottoscritto.

Tanti condizionali frutto inevitabilmente di ipotesi che potrebbero concretizzarsi tra qualche giorno, settimana, mese o anno. Intanto è partito il tempo delle innocenti evasioni che come dice Battisti “colorano l’anima mia”. E aggiungerei di nerazzurro.




Zitti e buoni: questa Atalanta non potrà mai deluderci

“Zitti e buoni”, un titolo molto azzeccato per chi alla vigilia della sfida con il Milan ha voluto trovare complotti inesistenti, compresi alcuni tifosi forse ancora con gli occhi iniettati di sangue e che gridavano vendetta dopo la cocente sconfitta in Coppa Italia.

E parla, purtroppo certa gente parla, e non sa di cosa parla, se veramente pensa che la Dea si potesse tirare indietro per vendetta o per storico astio nei confronti della Vecchia Signora.

Anche il sottoscritto ci credeva tanto che potevamo fare l’ennesimo salto record in campionato, con un secondo posto all’altezza e una fila di altri limiti numerici da infrangere, ma la strada si è rivelata più in salita del previsto.

Le motivazioni del Milan e il conseguente calo psicofisico di fine stagione ha indirizzato il match verso un epilogo senza storie, ma si tratta di una sconfitta indolore e che come tale già da oggi in pochi ricorderanno con rabbia.

La “smotorata” nel prepartita e il saluto della squadra dagli spalti della Curva Nord ci hanno ricordato di quanto siamo sì, fuori di testa, ma diversi dalla maggior parte degli altri tifosi rancorosi e mai accontentabili.

Non sarà di certo una finale di Coppa Italia persa e un secondo posto mancato in campionato a rovinare l’ennesimo cammino straordinario fatto quest’anno, perché le soddisfazioni per alcuni obiettivi raggiunti valgono molto di più di certi trofei placcati d’oro.

Finché ci saranno 11 cuori pulsanti dietro a questa magli dai colori così magici, non ci sarà sconfitta nel cuore di chi lotta, ma soprattutto non ci potrà essere delusione. E tutti gli altri conviene stare zitti e buoni.




Atalanta-Juventus 1-2: La Coppa Italia rimane una chimera

Per Gasperini la Dea o vince o impara, ma è dura recepire qualcosa pochi secondi dopo la fine di un’altra finale di Coppa Italia persa. La seconda in tre anni, vero, un obiettivo non prefissato e quindi non si può assolutamente parlare di fallimento (altrettanto vero e indiscutibile), ma penso che tifosi e lo stesso Gasp si siano un po’ rotti di non concretizzare proprio sul più bello.

La ciliegina sulla torta ancora una volta la dobbiamo lasciare in frigorifero, ma anche senza quel tocco in più di classe, la torta rimane dolce.

Alla fine Chiellini& company hanno fermato quella che ritengono una favola, ma che il resto d’Italia e d’Europa reputa una realtà consolidata.

Non siamo una favola, anche perché nelle favole il lieto fine deve esserci sempre, mentre noi siamo andati sempre incontro a finali horror.

L’abbiamo chiamata sfortuna e scippo dopo la finale dell’Olimpico del 2019, ma il computo più ampio di ben 4 finali perse su 5 disputate al sottoscritto richiama le sembianze di una chimera, di quel mostro mitologico quasi impossibile da battere, quasi irraggiungibile da comprendere e affrontare.

Ho appositamente scritto “quasi” perché nella mitologia il mostro alla fine è stato sconfitto, con il solito coraggio dell’eroe e quel pizzico di fortuna che a noi pare esserci avversa in queste notte maledette.

Atalanta-Juventus 1-2: chimera e colpe nerazzurre

Non solo questo, certo. Aldilà degli episodi netti del primo tempo che avrebbero potuto indirizzare il match su una strada diversa, perché se è vero che non c’è sconfitta nel cuore di chi lotta, beh nel secondo tempo ci è venuto il braccino corto del tennista, con conseguente rassegnazione. E forse è quest’ultimo dettaglio che rimane inspiegabile.

Una rassegnazione frutto di chissà cosa, dato che c’erano tutte le premesse per giocare un secondo tempo sfavillante e storico. Il giorno dopo è più facile fare ipotesi: dal cambio sbagliato di Malinovskyi, alla confusione tattica del Gasp, passando per l’incapacità della Dea di non sapere reggere la pressione quando in palio c’è qualcosa di concreto. La Dea della corsa che per tutta la gara non sente la fatica, ma che all’ultimo metro non ha più benzina e vede il traguardo allontanarsi. Un paradosso che per l’appunto è per definizione irrazionale, inconcepibile, ma che purtroppo esiste ed è divenuto una certezza.

Forse un pur pur rid di coincidenze e maledizioni che l’Atalanta ha ereditato proprio dal suo condottiero, alla sua terza finale persa (Supercoppa con l’Inter nel 2011 e le 2 con l’Atalanta), e che per primo si è chiesto “Davvero più di questo non potrò mai fare?”.

Ci sarà tempo per le recriminazioni, pensieri, studio e analisi degli errori, ma l’incubo vissuto al Mapei non cancella il sogno un giorno di poter passare dalla teoria alla pratica.

Come Gianni Morandi nella sua canzone, anche noi speriamo in cuor nostro che non si tratti di una chimera, e ci tocca per il momento contare i giorni che ci separano dal coronamento di un sogno che Gasperini in primis, poi i giocatori e un’intera città meriterebbero di vederlo trasformato in realtà.




TORTA CHAMPIONS: ORA Sì LA CILIEGINA “COPPA ITALIA”

Torta Champions: manca la ciliegina “Coppa Italia”

La torta Champions era confezionata da mesi, ma abbiamo dovuto aspettare un po’ di tempo prima di infornarla e guarnirla. La terza è forse ancora la più prelibata, non solo perché arrivata dopo una lunga preparazione tra ricette modificate e nuovi ingredienti da aggiungere con cautela (come quel peperino di Muriel e l’esplosione di sapori data dalle scorpacciate in campionato e in campo internazionale), ma anche perché gli altri chef della Serie A si sono mostrati più agguerriti e competitivi che mai.

Le profonde conoscenze del Gasp hanno agevolato il risultato finale, ma nonostante i numerosi record raggiunti per l’ennesima volta in campionato, sembra mancare qualcosa.

Si può migliorare questa squadra? Domanda alla quale Gasperini forse ancora non sa rispondere. E per questo motivo si limita a elogiare scaltramente il lavoro dell’Inter, perché di riflesso anche il suo lavoro viene messo in luce.

Ah certo, manca la proverbiale ciliegina sulla torta, quel dettaglio che spesso fa la differenza e che crea l’acquolina in bocca. La stessa che suscita ormai da settimane la Coppa Italia, e che dopo averci lasciato l’amaro in bocca due anni fa, ora tutto il popolo nerazzurro spera che possa avere solo un sapore: quello dolce e impareggiabile del trionfo.

Adesso sì , è giunto il momento di aggiungere quell’ultimo dettaglio che nel calcio e in cucina fa sempre la differenza: credere in se stessi, perché fin ora tutte le ciambelle sono uscite con il buco. Ma per la torta ci vorrà un pizzico di attenzione in più, e fortuna.




Atalanta-Benevento 2-0: La Dea scaccia le streghe, e vede il traguardo Champions a Genova

Più che scacciare le streghe del Benevento, l’Atalanta ieri sera ha cacciato via i brutti pensieri di un improbabile e improvviso tonfo sulla strada della Champions.

Una match non brillantissimo contro un avversario che ha giocato con il coltello tra i denti a brevi tratti, ed è bastato alzare il ritmo nei giusti momenti per chiudere il match senza troppi patemi d’animo.

Complice forse anche la pioggia, l’Atalanta non ha volito rischiare di giocare al massimo, risparmiando energie preziose per il rush finale di stagione. E tanto è bastato per riportarsi al secondo posto in classifica  a pari punti con il Milan.

Solito canovaccio (come dicono quelli bravi), solito Muriel in gol con il solito assist fenomenale di Malinovskyi. Tutto nella norma, come doveva essere, perché solo giocando come sa questa squadra può superare i suoi limiti.

Numeri da Champions

Diamo dei numeri che certifichino la grandezza di questa squadra e che dimostrano come sia la più accreditata e meritevole di andare in Champions la prossima stagione.

75 punti in 36 partite (media di 2,08 punti a partita)

86 gol fatti e 42 subiti (miglior attacco e 5° miglior difesa)

Muriel a quota 22 gol, capocannoniere della Dea e secondo a pari merito con Lukaku nella classifica generale

Bastano e avanzano questi al momento, anche se Gasperini sicuramente aggiungerebbe qualche dato in più sul collettivo o sulla crescita di altri giocatori (Romero e Djimsiti baluardi della difesa), I 10 gol di Gosens, l’exploit di Malinovskiy, il cinismo di Miranchuk dalla panchina….

Una cosa è certa, questa squadra sta meritando di comandare la maratona Champions, e a Genova il traguardo sarà più vicino che mai. Un passo alla volta sì, ma a Marassi servirà la falcata finale.